domenica 2 dicembre 2012

AREA CINEMA: VENUTO AL MONDO

La nostra amica Elena Chiti questa volta recensisce il film di Sergio Castellitto che ha per protagonista la mia attrice preferita PENELOPE CRUZ. 
D'accordo con il pensiero di Elena ?

"L’adattamento cinematografico del romanzo di Margaret Mazzantini non propone una ricostruzione storica e dettagliata delle vicende inerenti la guerra in Bosnia, poiché il regista predilige le vicende drammatiche ma al tempo stesso melodramm
atiche dei personaggi, mirando in maniera esasperata al coinvolgimento emotivo dello spettatore.
L’angoscia sembra diventare il tema predominante del film, un’angoscia esistenziale di gran lunga più incisiva della paura e delle conseguenze della guerra. L’angoscia dei sogni giovanili mai realizzati dall’aspirante poeta Gojko e dall’aspirante cantante Aka, costretti invece a vivere una vita comune che sembra fatta unicamente di compromessi anche nella sfera affettiva. L’angoscia che deriva dal fatto che la felicità umana non può mai essere completa, poiché il germe dell'infelicità sembra annidarsi nei propri desideri, come accade per il grande amore tra Gemma e Diego, brutalmente stroncato dall'impossibilità di avere un figlio ancor prima che dalle tragiche conseguenze della guerra. L’angoscia derivante dall’efferatezza della guerra, causa di morti, stupri e traumi psicologici permanenti nelle menti dei personaggi; o ancora l’angoscia di un passato che non può essere dimenticato, non soltanto a causa della sua intensità, ma anche perché continua a vivere nelle sembianze di un figlio adottivo, quale Pietro è per Gemma.
La coesistenza nel presente di un passato drammatico è un altro tema cardine del film, che presenta infatti una struttura circolare: inizia con un viaggio di Gemma e si conclude con un altro viaggio della protagonista a Sarajevo, chiudendo con un'immagine simbolica identica alla prima inquadratura del film. In essa lo schermo si divide in due metà esatte: una parte statica rappresentata dalla barca in movimento, l’altra parte invece resa fluida e mobile dalle onde del mare su cui l'imbarcazione scivola, quasi a rappresentare la fusione e la coesistenza nella vita umana di un passato incancellabile e di un presente in continua evoluzione. Un'immagine metaforica che potrebbe rappresentare inoltre la ciclicità della vita, caratterizzata a sua volta dall’alternanza di verità e menzogna.
La sceneggiatura, strutturata principalmente su flash-back, propone un artificio narrativo degno di nota: l’episodio relativo alla gravidanza di Aka viene narrato due volte nel film. La prima volta viene rievocato attraverso i ricordi soggettivi e incompleti di Gemma, proponendo una versione irreale del concepimento di Pietro, episodio che invece viene sviscerato integralmente per la seconda volta attraverso i ricordi drammatici e sconvolgenti di Aka, la quale propone alla protagonista e allo spettatore una realtà completamente diversa da quella precedentemente proposta.
Notevole, per un film italiano, l’abilità dei truccatori per quanto concerne l'invecchiamento dei personaggi."




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